Mahmood e Blanco a Sanremo 2022: vincono con la canzone «Brividi», storia della loro collaborazione

di Barbara Visentin

Ventinove anni il primo 18 il secondo, hanno conquistato tutti con la loro ballad contemporanea, in grado di includere tutte le sfaccettature dell’amore

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Ansa

Sono arrivati al Festival di Sanremo tra i favoriti, ma forse nessuno si aspettava un consenso così unanime e trasversale nei loro confronti. Una vera e propria ondata di amore per Mahmood e Blanco, trionfatori di questa edizione ancor prima della vittoria vera e propria: la loro «Brividi», con cui hanno conquistato il 72esimo Festival davanti a Elisa e Gianni Morandi (qui la classifica completa e qui le pagelle) , è balzata subito al primo posto della classifica Fimi dei singoli più venduti in Italia e ha «sbancato» anche gli ascolti in streaming, segnando il record italiano assoluto di ascolti nelle prime 24 ore su Spotify ed entrando nella top 10 della chart mondiale. «Io non sto capendo bene cosa sta succedendo, è come se fossimo in una bolla qui», aveva confessato Mahmood venerdì sera, durante una diretta Instagram con il «Corriere».

L’affetto che li ha travolti - proveniente dal loro pubblico, quello dei giovani e della Generazione Z, ma in grado di coinvolgere anche fasce più adulte, da chi li conosceva poco a chi finora, magari, li aveva liquidati con un «è tutto autotune» - è stato spiazzante, ha detto Blanco: «Ora ci sentiamo in dovere di ricambiarlo, in un certo senso la cosa ci dà anche una certa ansia». Quel che è indubbio è che il loro duo ha funzionato e che entrambi la voce ce l’hanno e la sanno usare (come si è sentito anche durante la delicata interpretazione di «Il cielo in una stanza» nella serata delle cover).

Per Alessandro Mahmud, 29 anni, vincitore anche nel 2019 con «Soldi» , si è trattato di una conferma. Per Riccardo Fabbriconi (questo il vero nome di Blanco), 18 anni che diventeranno 19 il 10 febbraio, più giovane concorrente in gara di questa edizione, nonché più giovane cantante maschio di sempre a vincere, si tratta di una vera e propria consacrazione al pubblico nazionalpopolare dopo il successo dirompente del suo album di debutto «Blu celeste», uscito la scorsa estate, e dopo i primi singoli da record come «La canzone nostra», «Notti in bianco» o «Mi fai impazzire».

La nascita di «Brividi», avevano raccontato al Corriere prima di Sanremo, è avvenuta in maniera spontanea e quasi inattesa: «Ci siamo incontrati quest’estate per caso nello studio di Michelangelo (il produttore Michele Zocca, con loro sul palco ad accompagnarli al pianoforte) a Vescovato, in provincia di Cremona. Da un accordo sbagliato al pianoforte è nato il ritornello. Poi ognuno di noi ha lavorato sulle strofe per raccontare non solo di amore ma di sentimenti secondo i nostri rispettivi punti di vista», aveva detto Blanco. Rivedendosi dopo qualche mese, i due cantautori avevano trovato subito la giusta chimica, nonostante la differenza di età e i diversi approcci, più tranquillo Mahmood, più scatenato e imprevedibile, benché incredibilmente centrato per la sua età, Blanco.

Nella canzone, anche le loro diverse visioni dei sentimenti, più eterea l’una, più carnale l’altra, si sono amalgamate alla perfezione, incastonando in una ballad contemporanea e dal giusto tocco urban l’idea che si possa amare in senso universale, libero e senza etichette, con tutti i timori e le sofferenze del caso. Così se nel video di «Brividi» Mahmood abbraccia un ragazzo e Blanco rincorre una ragazza, ridurre l’amore a una visione binaria, suddividendolo fra omo ed etero, è irrilevante e ormai ampiamente superato, sembrano ricordarci: «Il tema è quello della libertà in senso universale. Nel 2022 non si può più stare appresso ai retrogradi, bisogna riuscire a dare dignità a tutte le scelte e spero che lo faccia più che noi artisti chi ha un ruolo di guida nell’Italia. La nostra generazione vive e pensa in modo libero, siamo stanchi di persone che cercano di ghettizzarne altre, il giudizio è come la morte», aveva detto Alessandro.

Entrambi avevano sottolineato di non voler essere dei portavoce: «Non ci sentiamo paladini di niente. Siamo contenti che le persone dicano che abbiamo trattato temi importanti, ma non ci sembra di aver fatto niente di speciale: abbiamo parlato di cose che per noi sono la quotidianità e che dovrebbero essere date per scontate, anche se ancora non lo sono. Non ci sembra però di aver fatto chissà che». La loro vittoria, però, ci ha mostrato che almeno una parte del Paese (magari non quella che approva le leggi) vive nel Terzo millennio.

6 febbraio 2022 (modifica il 6 febbraio 2022 | 11:22)